I. Introduzione: La Valle d'Aosta al Crocevia della Liberazione
La fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia, celebrata a livello nazionale il 25 aprile 1945 con l'insurrezione generale, presentò un quadro più sfumato e complesso in alcune regioni, tra cui la Valle d'Aosta.
Mentre gran parte del Nord Italia festeggiava la liberazione, Aosta stessa vide l'arrivo dei partigiani e la cacciata delle forze nazifasciste solo il 28 aprile 1945. Questa discrepanza temporale evidenzia che la conclusione del conflitto non fu un evento monolitico, ma piuttosto un processo localizzato e influenzato da dinamiche regionali uniche. Il ritardo nella liberazione di Aosta, che segnava la fine di quasi due anni di occupazione tedesca e fascista, suggerisce la presenza di fattori distintivi che andavano oltre il mero collasso delle forze dell'Asse. La Valle d'Aosta, con i suoi passi alpini strategici e la sua vicinanza alla Francia, si trovava in una posizione geopolitica delicata. Già prima del ritiro completo delle truppe tedesche, la tensione con la Francia era estremamente elevata. L'imminente ritirata tedesca creò un vuoto di potere che attirò immediatamente l'attenzione francese. L'evento del 26 aprile, descritto nella query come un'"invasione", non fu quindi una semplice operazione militare per sconfiggere un nemico in ritirata, ma una mossa calcolata per affermare influenza e potenzialmente rivendicare il territorio in una regione alpina di vitale importanza. Questo contesto iniziale è fondamentale per comprendere la natura degli eventi successivi, che trasformarono la liberazione della Valle d'Aosta in una complessa partita geopolitica.
II. L'“Invasione” Francese del 26 Aprile 1945: Obiettivi e Movimenti Iniziali
L'avanzata francese in Valle d'Aosta, iniziata il 26 aprile 1945, fu una componente critica del complesso scenario post-bellico della regione. Le truppe francesi, sotto la guida del generale Doyen, oltrepassarono il Colle del Piccolo San Bernardo. Già il 27 aprile, avevano conquistato la Val di Rhêmes e stavano avanzando rapidamente verso l'interno del territorio valdostano. Queste forze, in particolare il "Distaccamento delle Alpi" e gli "Chasseurs des Alpes", si spinsero ben oltre le autorizzazioni inizialmente concesse dagli Alleati.
L'operazione militare francese non era una mera azione di liberazione, ma un esplicito "Tentativo di annessione della Valle d'Aosta alla Francia". L'obiettivo francese era l'occupazione dell'intera Valle d'Aosta, inclusa la città di Aosta, con l'ambizione di spingersi fino a Torino. A sostegno di queste mire espansionistiche, i francesi misero in atto una vera e propria campagna di propaganda, imponendo un nuovo tasso di cambio (franco a lira), distribuendo petizioni per l'annessione e promettendo esenzioni fiscali per cinquant'anni. Queste azioni di natura politica chiariscono inequivocabilmente che l'obiettivo andava ben oltre la semplice operazione militare.
Il 6 aprile, l'esercito francese aveva ricevuto un'autorizzazione dagli Alleati per superare i confini della Valle d'Aosta per un massimo di 20 km. Tuttavia, l'avanzata del 27 aprile, con otto compagnie che valicarono il Piccolo San Bernardo e il Colle di Rhêmes con l'intento dichiarato di occupare la Valle d'Aosta, superò palesemente questo limite autorizzato. Il generale Alexander del Comando Alleato richiese il ritiro delle truppe francesi oltre la frontiera, ma il generale francese Doyen si rifiutò categoricamente. Questa insubordinazione rivela una significativa mancanza di coordinamento e persino una sfida all'interno della struttura di comando alleata, con la Francia che perseguiva i propri interessi nazionali in modo indipendente. Tale dinamica creò un ambiente instabile che gli attori locali furono costretti a gestire, portando a inaspettate alleanze.
III. La Ritirata Tedesca e l'Avanzata Partigiana
La ritirata delle forze tedesche dalla Valle d'Aosta, avvenuta tra il 26 e il 28 aprile 1945, fu un elemento cruciale che facilitò sia l'avanzata francese che quella partigiana. Le truppe tedesche stavano evacuando i loro presidi alpini lungo tutta la valle, dirigendosi verso Ivrea e Pont Saint Martin. Entro il 28 aprile, Aosta era completamente priva di forze tedesche. La ritirata da Ivrea era, peraltro, parte di un accordo più ampio che prevedeva l'abbandono della valle e la discesa verso Ivrea.
Un aspetto particolarmente rilevante di questo periodo fu la natura degli accordi tra le forze tedesche e i partigiani italiani. Si verificò un "compromesso" o un accordo tra il 25 e il 26 aprile, in base al quale i tedeschi avrebbero preferito arrendersi agli Alleati, incontrandoli a Saint-Bénin, piuttosto che ai partigiani. Questa intesa permise alle forze tedesche di evacuare senza subire attacchi e, significativamente, di lasciare dietro di sé le loro armi e mezzi. Tale approccio pragmatico da parte tedesca, mirato a evitare la cattura da parte partigiana, ebbe una conseguenza inattesa ma positiva per la Resistenza locale: i gruppi partigiani poterono acquisire un notevole arsenale, inclusi camion e armi. Questo fornì loro i mezzi necessari per consolidare rapidamente il controllo e procedere alla liberazione di Aosta, un passo cruciale data l'avanzata francese.
In questo contesto, i partigiani locali, guidati da Enrico Loewenthal, noto con il nome di battaglia "Ico", giocarono un ruolo determinante. Il 28 aprile 1945, i partigiani di Loewenthal entrarono in Piazza Chanoux ad Aosta a bordo di veicoli tedeschi abbandonati. Loewenthal aveva acquisito la credibilità necessaria per negoziare con le forze fasciste nella settimana precedente il 28 aprile. Sebbene la liberazione di Aosta in quel giorno fu in gran parte "incruenta" e celebrata come una "festa", è importante notare che vi erano state tensioni significative e scontri in altre parti della valle nei giorni precedenti. Le attività partigiane nella valle del Gran San Bernardo si erano concentrate sull'acquisizione di armi e munizioni e sull'instaurazione del controllo nei villaggi.
Un'ulteriore dimostrazione della proattività e dell'organizzazione della leadership politica locale fu l'emergere del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) ad Aosta dalla clandestinità già il 27 aprile, un giorno prima della liberazione della città. Questa mossa strategica mirava a legittimare immediatamente il nuovo stato di cose e ad anticipare l'arrivo di forze esterne. Alessandro Passerin d'Entrèves fu nominato Prefetto di Aosta dal CLN valdostano. L'ingresso rapido dei partigiani ad Aosta su mezzi tedeschi requisiti illustra la loro efficace capacità di sfruttare il vuoto di potere e la loro determinazione a garantire una liberazione guidata dagli italiani. Questo episodio sottolinea la forte autonomia d'azione locale in un momento geopolitico estremamente fluido e incerto.
IV. L'Alleanza Inaudita: Partigiani, RSI e la Difesa della Sovranità Italiana
Nel contesto dell'avanzata francese in Valle d'Aosta nell'aprile 1945, si verificò un evento senza precedenti: i soldati della Repubblica Sociale Italiana (RSI) e i partigiani anti-annessionisti, che nel resto del Nord Italia si combattevano ferocemente, strinsero un accordo per difendere la Valle dall'invasione delle truppe francesi. Questa singolare alleanza vide "Alpini partigiani e repubblichini" schierarsi fianco a fianco. Questa collaborazione, che sembrava una profonda contraddizione rispetto al più ampio conflitto civile italiano, rivela che la minaccia di annessione francese fu percepita come un pericolo esistenziale maggiore per la sovranità italiana rispetto alle divisioni ideologiche interne. Si trattò di un raro momento di unità guidato da un interesse nazionale condiviso, che superò profonde spaccature politiche.
Figure chiave in questa alleanza furono Augusto Adam, capo delle forze partigiane valdostane, e il Colonnello De Felice della divisione "Littorio" della RSI. In particolare, Augusto Adam, maggiore degli alpini e ufficiale del Servizio Informazioni Militari (SIM), aveva predisposto, in caso estremo, l'impiego degli alpini della RSI insieme alle formazioni partigiane. La motivazione principale dietro questa collaborazione inattesa era il blocco dei piani annessionisti francesi. L'accordo fu siglato con lo spirito di essere "pronti ad affrontare qualsiasi eventualità nel nome e nell'interesse dell'Italia", sottolineando la priorità data all'integrità territoriale italiana. I partigiani chiesero ai soldati della RSI di ostacolare le operazioni francesi, anziché stazionare sul fronte, in attesa dell'arrivo delle forze americane e britanniche.
Un elemento cruciale che permise questa alleanza fu il ruolo delle potenze alleate esterne. L'intelligence britannica, avendo intercettato a Yalta una conversazione segreta francese relativa all'organizzazione di un plebiscito in Valle d'Aosta, spinse e sostenne attivamente l'accordo tra partigiani e repubblichini. Questo dimostra un livello più profondo di manovra geopolitica: il Regno Unito e gli Stati Uniti erano preoccupati dall'espansionismo francese e usarono gli attori locali, inclusi ex nemici, per contrastare le ambizioni di De Gaulle. L'alleanza locale divenne, in parte, uno strumento per obiettivi diplomatici alleati più ampi. Questa collaborazione nella resistenza contro le truppe francesi durò fino al 4 maggio, quando gli alpini della Littorio, giunti ad Aosta, si arresero agli americani.
V. Intervento Diplomatico Internazionale e il Ritiro Francese
L'avanzata francese in Valle d'Aosta, che superava i limiti autorizzati e il rifiuto di ritirarsi, condusse a un'escalation delle tensioni diplomatiche con gli Alleati. La situazione divenne così critica che il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) valdostano si sentì in dovere di intervenire direttamente sulla scena internazionale. Il 12 maggio, il CLN inviò un telegramma a figure di spicco come Stalin, Truman, Churchill, al Presidente della Conferenza di San Francisco, al presidente del Consiglio dei ministri Bonomi e al CLNAI, denunciando apertamente gli abusi e le mire espansionistiche francesi e invocando il loro intervento.
Le pressioni diplomatiche si intensificarono e gli interventi decisivi di figure come il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman e il Primo Ministro britannico Winston Churchill giocarono un ruolo fondamentale nel costringere le truppe francesi al ritiro. In particolare, il messaggio di Truman a De Gaulle del 7 giugno, che minacciava la sospensione dei rifornimenti militari alla Francia, si rivelò un fattore determinante per il loro ritiro. Questo episodio dimostra che, nonostante il caos della fine della guerra, le principali potenze alleate mantennero il controllo sulla narrazione strategica più ampia e non avrebbero tollerato acquisizioni territoriali unilaterali da parte dei loro partner, specialmente quando queste minacciavano la stabilità regionale o i futuri accordi diplomatici.
L'arrivo di forze alleate non francesi fu un altro elemento cruciale. Le truppe americane giunsero in Valle d'Aosta il 4 maggio. La loro presenza fu di vitale importanza, come sottolineato da Alessandro Passerin d'Entrèves, che aveva enfatizzato la necessità del loro arrivo prima dei francesi. Alla fine, la Valle d'Aosta si trovò sotto il controllo di truppe motorizzate britanniche (unità sudafricane) e americane, affiancate dai francesi, sebbene senza una chiara gerarchia, il che portava le loro pattuglie a ignorarsi reciprocamente in città. Le tensioni con la Francia si attenuarono di fatto dopo il messaggio di Truman del 7 giugno. Il ritiro effettivo delle truppe francesi dal territorio italiano avvenne il 24 giugno. Questi eventi evidenziano che la disposizione finale dei territori alla fine della Seconda Guerra Mondiale non fu determinata unicamente dall'occupazione militare, ma fu significativamente modellata dalla pressione diplomatica e dagli interessi strategici delle potenze dominanti. La Valle d'Aosta divenne un microcosmo di dispute territoriali post-belliche più ampie, dove la diplomazia internazionale alla fine prevalse sui fatti compiuti militari.
VI. Il Panorama Politico Post-Liberazione: Autonomia vs. Annessione
Con il ritiro delle truppe francesi, il conflitto militare in Valle d'Aosta si trasformò in una complessa lotta politica per il futuro della regione. Si aprì un lungo confronto con lo Stato italiano per ottenere l'autonomia promessa durante la lotta di Liberazione. Il contesto politico-militare era caratterizzato da un acceso scontro tra autonomisti e annessionisti. La tensione non si placò neanche dopo l'arrivo delle truppe statunitensi il 4 maggio. Iniziò una campagna a favore del plebiscito, attivamente sostenuta e fomentata dalle truppe francesi. Il 18 maggio, una manifestazione popolare ad Aosta, organizzata dal "Comité Valdôtain de Libération" filo-annessionista, che aveva raccolto oltre 16.000 firme, chiese un referendum sulla scelta tra l'annessione alla Francia o la permanenza all'interno dello Stato italiano.
In questo scenario, Alessandro Passerin d'Entrèves, nominato Prefetto di Aosta dal CLN valdostano, giocò un ruolo centrale. Egli intervenne direttamente per fermare i francesi, sottolineando l'importanza dell'arrivo americano prima di quello francese. Il suo rifiuto di dare corso al referendum per motivi giuridici e politici, e le sue successive dimissioni, sottolinearono l'impegno del CLN per la sovranità italiana e la ricerca dell'autonomia all'interno dell'Italia. La sua figura è immortalata mentre assiste a una sfilata partigiana insieme ad altre personalità valdostane e alleate. Il periodo immediatamente successivo alla liberazione vide un confronto diretto tra l'annessionismo sostenuto dalla Francia e il desiderio locale valdostano di autonomia all'interno dell'Italia. La ferma posizione di Passerin d'Entrèves nel rifiutare il plebiscito fu un atto decisivo che diede priorità all'identità unica della regione e alla sua collocazione nello stato italiano, consolidando il percorso verso uno status speciale di autonomia. Questo dimostra come le minacce esterne possano galvanizzare i movimenti politici interni e plasmare i quadri istituzionali a lungo termine.
Gli eventi di aprile-giugno 1945, in particolare il tentativo di annessione francese e la resistenza locale ad esso, rafforzarono la richiesta di uno status speciale di autonomia. La "autonomia promessa nel corso della lotta di Liberazione" divenne una rivendicazione centrale nel dopoguerra. Questo illustra come il movimento della Resistenza, oltre a combattere il fascismo e il nazismo, nutrisse anche specifiche aspirazioni politiche per l'autogoverno regionale. La lotta contro l'annessione francese fornì un potente impulso e giustificazione per la concessione dello status autonomo speciale alla Valle d'Aosta, stabilendo un legame causale diretto tra le esperienze belliche e gli assetti costituzionali post-bellici. Il forte sentimento locale, come osservato dai giornalisti dell'epoca, propendeva per un'autonomia economica e culturale all'interno dello stato italiano, piuttosto che per l'annessione. La Dichiarazione di Chivasso e i successivi decreti del 1945 gettarono le basi per la prima autonomia, culminando nello Statuto del 1948.
VII. Conclusione: Un'Eredità di Complessità e Autodeterminazione
La liberazione della Valle d'Aosta nel 1945 non fu un evento lineare, ma un intreccio complesso di fattori: la ritirata delle forze tedesche, l'azione dei partigiani italiani, le ambizioni territoriali francesi e un decisivo intervento diplomatico internazionale. Questo periodo vide la formazione di un'alleanza senza precedenti tra forze italiane ideologicamente opposte – partigiani e elementi della Repubblica Sociale Italiana – uniti da un obiettivo comune: la difesa della sovranità italiana contro un tentativo di annessione straniera. Il 26 aprile 1945 segna l'inizio dell'“invasione” francese, un momento che trasformò la fine del conflitto in Valle d'Aosta in una battaglia per la sua stessa identità nazionale. Questa data è cruciale non tanto per la liberazione dalle forze dell'Asse, quanto per aver messo in luce le immediate sfide geopolitiche del dopoguerra.
Gli eventi in Valle d'Aosta dimostrano che la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia non portò immediatamente pace e stabilità ovunque, ma inaugurò nuove e complesse lotte geopolitiche, in particolare sulle rivendicazioni territoriali e la sovranità nazionale. L'avanzata francese del 26 aprile spostò immediatamente il conflitto da uno contro le potenze dell'Asse a uno riguardante i futuri confini e lo status politico della regione, evidenziando come la "fine della guerra" fosse un processo altamente differenziato e spesso contenzioso. Gli eventi sottolineano come i movimenti di resistenza locali potessero influenzare gli esiti nazionali e internazionali, specialmente quando i loro obiettivi si allineavano con gli interessi strategici più ampi delle grandi potenze, come il desiderio di Stati Uniti e Regno Unito di prevenire un'eccessiva influenza francese.
Nonostante l'occupazione militare, i tentativi di annessione esterna e le divisioni ideologiche interne, la persistente richiesta di autonomia e l'azione collettiva per difendere la sovranità italiana alla fine prevalsero. Questo illustra la resilienza dell'identità locale e del principio di autodeterminazione, che, quando sostenuti da attori strategici internazionali, potevano resistere anche a potenti ambizioni alleate. L'esperienza della Valle d'Aosta serve da potente caso di studio su come la fine della Seconda Guerra Mondiale non fu solo una vittoria militare, ma un periodo di intensa contesa politica e diplomatica che plasmò il panorama europeo del dopoguerra e gli specifici assetti costituzionali di regioni come la Valle d'Aosta. Il cammino della Valle d'Aosta verso l'autonomia è una testimonianza dell'impatto a lungo termine di questi eventi dell'aprile 1945 sulla sua identità unica all'interno dell'Italia.